Di ritorno dal Pride di Bologna con un po’ di magone. Bello o brutta che sia stata, questa giornata chiude anche per quest’anno la stagione dei Pride e ci riconsegna alle nostre storie di tutti i giorni. Io dico sempre che non ci vado, che tanto a che cosa serve, poi invece ci vado sempre e quasi sempre torno che mi sento un po’ strano.
Strano perché questi sono davvero gli unici giorni dell’anno nei quali posso stare con gente come me, con tanta gente come me. Sono giornate che è come essere finalmente a casa.
Poi certo che non sono tutti come me. Con la maggior parte ho forse poche cose da spartire e vista la mia nota burberaggine, alla fine andrei d’accordo con 3 persone su tremila. Però sono tutti come me perché in questi pomeriggi di giugno faccio un pezza di strada insieme a tanti che hanno sofferto, come me, che hanno affrontato il giorno nel quale lo hai detto a tua mamma, che pensano spesso a come sarebbe stato dirlo a tuo padre, che ogni maledetto giorno sul lavoro si mordono la lingua per non dirlo davanti alla solita battuta cretina, al solito momento di machismo dilagante; tanti come me che frequentano ambienti e mondi ancora di fatto e nella sostanza ostili, posti dove non ti senti mai a casa, a tuo agio, sereno. Un pezzo di strada insieme ai tanti che si sono guadagnati con le unghie e con i denti la conquista di un’identità, che hanno superato le paure e la voglia di non uscire, di non farsi vedere, di non metterci la faccia.
Ci mettiamo la faccia e facciamo un pezzo di strada insieme perché abbiamo sofferto tanto o poco o solo un po’ e forse anche oggi le nostre vite non sono così facili, ma condividiamo questo grande senso di appartenenza a una famiglia che altri non hanno. Abbiamo sofferto, ma abbiamo anche tutti negli occhi quel senso di fierezza e quella forza che ci deriva dal sapere che stiamo costruendo un mondo nuovo, un piccolo pezzo di un mondo nuovo, dove poi tutti saranno più liberi.
Cammino quasi mano nella mano con chi è consapevole di dover inventare ogni giorno nuovi modi di stare insieme agli altri, nuovi modi di amare, di avere relazioni e però vive anche spesso nell’incapacità di costruire relazioni nuove. Siamo tutti insieme, noi che aspiriamo a vite straordinarie e poi ci accontentiamo di imitare le vite normali di tutti i giorni.
Sarebbe bello fosse tutti i giorni come questi giorni di giugno, chissà forse impareremmo a non accontentarci.