Se la Blogfest è stata la grande festa della blogosfera italiana, allora questa cosa – la blogosfera – è oramai diventata un fenomeno poco interessante e per nulla significativo.
La blogosfera italiana, non esiste più – ammesso che sia mai esistita. Molte delle dinamiche nuove che i blogger promettevano, molti degli elementi che li rendevano sostanzialmente diversi dai giornalisti (e qui mi interessa in particolare questo punto, non i blog-diario o altri fenomeni non legati all’info-comunicazione), non ci sono più. I blogger italiani non sono diventati giornalisti nuovi, ma i nuovi giornalisti.
La blogosfera italiana: da 10 a 100 persone, sempre quelle, a seconda dell’universo di riferimento – e alla Blogfest sono passati quasi tutti. Quindi: poca gente, ricambio quasi inesistente.
La blogosfera italiana: maschile, come tutto il resto. Poche donne, confinate in spazi da donna (guardare il pubblico presente all’incontro con Bernabè).
La blogosfera italiana: a corto di idee. Ho chiesto in giro un link, un appunto, qualsiasi cosa nuova che sia venuta fuori in questa tre giorni sul lago: non pervenuto.
La blogosfera italiana: autoreferenziale è un po’ poco. Gianluca ti voglio bene, ma non puoi mettere in gara Macchianera nei Macchianera Blog Awards, proprio non è possibile. E poi: ha vinto il blog di Grillo, ditemi di che cosa stiamo parlando per favore. Quanto a Leonardo, blogger dell’anno: doveva vincere il Pulitzer nel 2001 per i suoi post dal G8 di Genova, ma sono passati 7 anni, accidenti.
Ma autoreferenziale soprattutto perché il 95% di quanto emerso dalla Blogfest sono foto di blogger che fanno foto ad altri blogger, racconti di blogger che hanno conosciuto altri blogger, quanto è stato divertente preparare questo intervento al tale BarCamp, dove c’erano un bel po’ di blogger ad ascoltare. Cavolo: mi dici di che cosa hai parlato invece di dirmi chi c’era? Ah ok, mi hai dato un link di un video: non hai parlato di nulla, tutta roba vecchia. Però è stato divertente.
Certo che è divertente, ma non è questo il punto. Ci sono un sacco di blogger divertenti, simpatici, brillanti, colti con i quali è fantastico passare del tempo. Ma questo tempo è socialmente rilevante se produce qualcosa, se invece serve solo a rafforzare una serie di legami personali o a fare network per interessi personali, alla fine è una piccola questione importante per pochi, irrilevante per tutti gli altri.
La blogosfera italiana: accondiscendente. L’incontro della blogosfera con Bernabè è stato a dir poco imbarazzante; spacciato come evento nuovo per metodo, stile e svolgimento è stato né più né meno il classico incontro informale con un gruppo di giornalisti. Da sempre amministratori delegati di aziende fanno incontri del genere, magari anche più informali (non si contano i pranzi con questo format), da sempre questi amministratori delegati scelgono i propri interlocutori (e infatti anche l’evento alla Blogfest era rigorosamente chiuso, a invito, e i presenti non potevano quindi in alcun modo rappresentare la blogosfera), da sempre in queste circostanze i giornalisti sono timidi, allineati, accondiscendenti – come lo sono stati quasi tutti i blogger presenti all’incontro. Tanto che lo stesso Bernabè, navigato uomo di business e di mercato, che avrà riso sotto i baffi pensando a quanto l’incontro fosse innovativo, se ne è uscito con un “mi aspettavo domande più cattive” che la dice lunga sul tono della giornata.
La blogosfera italiana, dicevo, come i vecchi giornalisti: a caccia di gadget, del viaggio stampa (leggi: tutto pagato), di visibilità personale. E oramai blogger sempre più apparentati con gli uffici stampa e le società di Pr, che – oggi come sempre – alla fine decidono se puoi o non puoi lavorare. Non c’è oramai evento dove non sia necessario avere un blogger presente, ed ecco quindi che tutte le aziende si sono attrezzate in tal senso. E i blogger si sono adeguati.
Ecco, quel che mi colpisce è quanto oramai siano integrati nel sistema: il senso di novità portato da persone competenti, fuori dalle logiche della comunicazione e dell’informazione tradizionale, un linguaggio diretto e non scontato, un modo diverso di confrontarsi con i protagonisti delle aziende, della politica, della cultura, ecco di tutto ciò è rimasto qualcosa? Che cosa è rimasto di uno dei fari dell’essere blogger: il privilegio di non avere a volta nulla da dire? Adesso la blogosfera ha sempre qualcosa da dire, su tutto.
Meno male che ci sono sempre migliaia (non tante di più) di persone che scrivono, raccontano, fotografano, fanno video e sostanzialmente se ne fregano della Blogfest e di tutto il resto, compreso naturalmente questo post.