Caro Giuliano,
ti avevo scritto questo post-lettera qualche settimana fa; era rimasto in bozza in attesa di rileggerlo, limarlo, sistemarlo: venuto fuori sull’onda emotiva di una serie di incidenti, non volevo risentisse troppo, appunto, di commozione ed emozione per la gente morta in bici (e a piedi).
Poi ieri un ragazzino di 12 anni (12 anni!), che tornava a casa in bici dall’oratorio, è stato investito e ucciso da un tram in via Solari: è finito sotto probabilmente per evitare l’apertura della portiera di una macchina posteggiata in seconda fila (Ragazzino di 12 anni in bici travolto e ucciso da un tram).
Cosa devo aggiungere, caro Giuliano? Io trattengo la voglia che ho di uscire e andare a sfondare un po’ di specchietti di macchine in seconda fila, tu devi fare qualcosa. Adesso. Credo dovresti fare quello che ti ho scritto, cioè diramare raccomandazioni continue e incessanti e pesanti: tutti devono proteggere i ciclisti e devono reprimere pesantemente i comportamenti pericolosi delle automobili.
Devi fare qualcosa caro Giuliano, altrimenti sarà anche colpa tua. E non certo perché non avrai fatto un altro pezzo inutile di una pista ciclabile inutile, ma perché non avrai avuto il coraggio di dire che la strada non è solo delle automobili e che i ciclisti vanno protetti.
Milano, 14 ottobre 2011
Caro Giuliano,
ti scrivo per chiedere il tuo aiuto e la tua protezione. La protezione della città e delle sue istituzioni. Sono un ciclista, vado in bicicletta ogni volta che posso, cioè quasi sempre. Sono un ciclista indisciplinato: passo col semaforo rosso, non mi fermo agli stop, vado contromano. Forse per questo sono antipatico, molti di noi sono antipatici. Lo ammetto: è un errore. Però in molte circostanze sono costretto a essere così, per difendermi.
Caro Giuliano, tu devi trasmettere un messaggio chiaro e forte alla Polizia della città, ai guidatori dei mezzi Atm, a chi fa lavori sulle strade e la manutenzione dell’asfalto e dei tombini: i ciclisti vanno protetti. Tu mi devi proteggere. Perché pur essendo indisciplinato e forse antipatico io rappresento una speranza per questa città, noi che andiamo in bicicletta ogni volta che possiamo siamo un passaporto per il futuro. Prova a immaginarti Milano col doppio dei ciclisti che ci sono oggi. Siamo una speranza perché possiamo dare una risposta al traffico, all’inquinamento, all’isterismo, al cattivo umore.
Non ti sto a citare numeri e dati: avrai uffici che te li possono procurare e li potrai analizzare con calma. Guarda quanti ciclisti sono morti o hanno avuto incidenti nella tua città negli ultimi 12 mesi. E quanti pedoni. E poi, caro Giuliano, guardati attorno: ci sono troppe macchine e vanno troppo veloci. Noi ti aiutiamo a risolvere il primo problema, tu devi (e dico proprio DEVI) risolvere il secondo. Perché basta stare un po’ in strada per capire che il primo, vero, tema è la velocità delle automobili. Certo, non è l’unico, ma è quello che potrebbe essere facilmente risolto e fare la differenza.
Caro Giuliano, ieri sera una pattuglia dei Carabinieri mi ha fermato perché stavo facendo servizio d’ordine a Critical Mass, impedendo che le macchine potessero attraversare un corteo di 400 biciclette (andate a portare un fiore a Pier Luigi Todisco, giornalista della Gazzetta investito e ucciso mentre era in bicicletta in viale Sarca, qualche giorno fa); i Carabinieri se la sono presa con me perché facevo quel che in realtà avrebbero dovuto fare loro: proteggere i ciclisti. E se la sono presa con me per il più classico e triste dei motivi: ero il più debole.
Caro Giuliano, credo che in molti se la prendano con i ciclisti perché non hanno il coraggio di prendersela con gli automobilisti. Vorrei che tu non facessi parte di questo gruppo.
Questa mattina un vigile mi ha inseguito e fermato perché ho percorso 200 metri di via Corelli contromano: l’ho fatto perché sulla mia corsia stavano mettendo l’asfalto fresco, quindi prima mi sono preso schizzi e polvere e sassi dei macchinari, poi sono stato costretto ad andare sull’altra corsia, per non rimanere impantanato nell’asfalto fresco. Il tutto sotto gli occhi di due vigili che non si sono minimamente preoccupati di avvisarmi, aiutarmi, appunto proteggermi. Quello che invece mi ha poi inseguito mi voleva multare: una situazione paradossale perché mentre discutevano ai lati della strada le macchine passavano a tutta velocità al nostro fianco.
Non so se tu vai in bicicletta, Giuliano, lascia che ti racconti un itinerario qualsiasi in città: i bordi delle strade sono spesso impraticabili con buche e tombini e fondo irregolare, per non dire dei vetri che si accumulano nel tempo; pedalare vicino alle macchine posteggiate è pericoloso, quasi tutti aprono la portiera senza guardare oppure escono dal posteggio spostandosi di quel tanto che è ininfluente se sei in macchina ma pericolosissimo se sei in bici; quindi meglio pedalare in mezzo alla strada, a distanza di sicurezza, che però diventa pericoloso a causa di quelli che arrivano (sempre viaggiando ben oltre i 50 km orari o comunque oltre le condizioni di sicurezza) a tutta velocità alle tue spalle e – nella migliore delle ipotesi – iniziano a suonarti e pressarti, poi ti superano e spesso ti insultano e ti citano il codice della strada. Oltre ai danni, le beffe.
Sulle condizioni delle piste ciclabili stendo un velo pietoso (e comunque quel pasticcio di Porta Venezia è lì da quasi 2 mesi, non un gran biglietto da visita per la credibilità di chi dice di volere una Milano più a misura di bici), mentre ti vorrei raccontare dei lavori che in qualche modo hanno un impatto sulla strada: chi fa manutenzione, scava, ripara, taglia alberi, fa lavori di qualsiasi genere tende sempre a considerare di mettere in sicurezza la zona per chi viaggia in automobile. Non viene minimamente preso in considerazione il fatto che la strada possa essere occupata anche da altri mezzi. Hai mai provato un incontro ravvicinato in bicicletta con un veicolo Amsa di quelli che fanno la pulizia della strada? O pedalare dove sono stati potati degli alberi?
Caro Giuliano, in questi ultimi 2 mesi ci sono stati un sacco di incidenti che hanno coinvolto ciclisti e pedoni. Se tu non fai arrivare un messaggio forte in molti rinunceranno perché hanno, giustamente, paura. L’altra sera tornando a casa ho assistito all’investimento di un settantenne sulla pista ciclabile (!) di via Corelli: una macchina è uscita da un passo carraio senza guardare e l’ha preso in pieno.
Interessante l’incontro organizzato dal tuo assessore con Ciclobby per parlare della Milano ciclabile che potrebbe essere, però non basta e non risolve il tema di oggi. Per quello serve un tuo intervento forte, attraverso i canali che saprai trovare, perché tutti sappiano che la priorità è la protezione dei ciclisti. E costringere le automobili ad andare più piano: non state facendo nulla in questa direzione, nulla di visibile. Non ricordo l’ultima volta che ho visto un’automobile fermata per eccesso di velocità o guida pericolosa, per non dire della sosta in seconda fila. Certo, lo so, ci sono troppe macchine. Per questo devi far arrivare il messaggio forte: i ciclisti vanno protetti perché sono rari e preziosi. Come puoi pensare che la gente decida di abbandonare l’automobile se tutto gira attorno a quella? Se tutto è organizzato in funzione di quella? Se siete tolleranti con i pirati e ve la prendete con i ciclisti?
Caro Giuliano, quello che ti chiedo lo puoi fare anche subito: non servono soldi, non servono accordi, non servono trattative. Devi solo far arrivare il tuo messaggio forte alle persone giuste: proteggete i ciclisti.
Con stima.